martedì 5 marzo 2013

Puzzle Italia: la politica del mio stivale. Mosse e contromosse post elettorali..

Geografia politica italiana: un puzzle ormai incomponibile?

Analisi del voto: previsioni in parte rispettate. 

Chi ha vinto e chi ha perso: siamo sicuri di aver capito bene? 

Il gioco delle parti, la scomodissima posizione degli eletti a 5 stelle. 

Emilio Colombo se la ride a più di 90 anni ...

C'è futuro per questo parlamento?



Per provare a districarsi nella pessima temperie politica attuale, partiamo dall'esame del voto. Nè sociologico, nè geografico, nè anagrafico e nemmeno percentuale: Pd e Pdl hanno circa il 30% dei voti nazionali a testa, in quanto coalizioni. Il movimento 5 stelle ha da solo poco più del 25%. La coalizione guidata da Mario Monti circa il 10%. Nessun'altra forza accede in parlamento, se non coalizzata con i 4 maggiori players.



Contiamo insieme i parlamentari che contano: alla camera 345 in quota coalizione Pd (che gode di un notevolissimo premio di maggioranza nazionale), 124 seggi alla coalizione Pdl, 108 ai 5 stelle, 45 seggi alle liste Monti.

La situazione della Camera, in virtù del premio di maggioranza, risulta assai chiara: discreta maggioranza dei seggi in mano alla coalizione di centrosinistra. Nello specifico 292 al PD e 37 a SEL (Vendola). Notare però che senza SEL il Pd non ha la maggioranza dei seggi alla Camera. 
Il Pdl invece conta un totale di 124, di cui 18 alla Lega. Monti totalizza 45. 

La situazione del Senato, invece, in virtù dell'assenza di un premio di maggioranza nazionale, sostituito da quello regionale, più la sostanziale tenuta del Pdl in alcune regioni chiave, Sicilia e Lombardia in primis, ma anche indiscutibilmente in Puglia, è assai più equilibrata.
In dettaglio, la coalizione che fa capo al PD ha 113 seggi, di cui 105 PD. La coalizione PDL ne ha invece 116, di cui 18 alla Lega. Il movimento a 5 stelle 54, Monti 18. 
Ma grazie al nostro sempre discutibile voto estero, alfine 4 senatori in più giungono al PD ed uno a Monti.
Esito finale, 117 seggi coalizione PD (7 SEL), 116 PDL, 54 a 5 stelle, 19 a Monti. (dati ministero interno).

Il 4 febbraio scrivevo su questo sito:

Le elezioni sono alle porte. La sensazione è che non ne caveremo nulla, se non  l'ingovernabilità. Indesiderabile, almeno all'apparenza. [...]
Berlusconi ha quasi ottanta anni e gioca le sue tipiche carte, sulla base della nazione che conosce e non l'ha mai deluso (9 volte su dieci);
Monti mostra la sua natura di paladino democristiano, indeciso tra grigiore e ricerca del consenso;
Bersani non ha nulla da dire e ben poco da fare, certo com'è che tra regioni rosse, conservatorismo nazionale, odio di Silvio e avversione per superMario, ce la farà a superare lo scoglio, assai duro a nord, dell'essere palesemente il più statalista di tutti;
Grillo fa sognare l'uomo qualunque, sostenendo l'insostenibile, sparando efficacemente nel mucchio, evitando accuratamente di mostrare i suoi candidati al mondo. Di cui almeno una cinquantina rischiano l'elezione.
I restanti ... cioè Radicali, Fermare il declino, Italia futura, persino l'indecente Ingroia o Sel ... sono del tutto irrilevanti. Giusto Vendola potrà forse, in uno scenario assai plausibile di ingovernabilità al Senato (camera su cui tutti i più avvertiti esprimeranno voto utile nel senso più triste, ma concreto, del termine), ricattare efficacemente la sua parte.

Come potete notare, a parte il deflusso nell'ultima settima di un ulteriore 5% - 8% di voto di sinistra verso Grillo, vera ragione della non affermazione del PD-SEL, insieme alla resistenza del PDL rispetto a Monti (sostenuta dalla tradizionale ostilità della maggioranza degli italiani ad ipotesi di governo comunista e post comunista), il resto di quel che leggevate si è avverato:

svecchiamento nell'era Grillo...
La coalizione di contronistra vince ma non governa, stante il perfetto bicameralismo, il movimento 5 stelle ottiene un clamoroso successo, il Pdl non affonda, Monti viene sfiduciato e confinato a leader centrista. 
In apparenza non vince nessuno e non perde nessuno. Ma le cose stanno davvero così?
A mio parere no. Discostandoci dal dato numerico e dalla vertiginosa crescita grillina, per così dire dal nulla, consideriamo attentamente le posizioni in campo.

Bersani, leader pd, è l'unico ad avere maggioranza di coalizione, almeno alla Camera. Tocca a lui ipotizzare alleanze che consentano la governabilità, primo incarico di un parlamento le cui leggi, in caso contrario, non troverebbero pronti organi applicativi. 
Le opzioni sono in realtà ben poche: Monti ha fallito. Non è in grado di sostenere PD-SEL al Senato, neppur volendo. La conta numerica dei senatori non glielo consente. 

Non restano che PDL e 5 Stelle. Ma vediamo che accade: l'astuto Berlusconi, che nè ha la maggioranza ne l'ha lasciata ad altri, può giocare di rimessa. Si defila dal dibattito, ponendosi subito nella condizione di statista, che bada al bene del paese ed alla governabilità... e propone al PD, senza cui non c'è governo (ma che da solo non si basta), un abbraccio mortale. Mortale perchè un eventuale accordo in questo senso alienerebbe moltissima simpatia delle base verso Bersani, al di là di ogni incongruenza dei programmi su cui, per carità di patria, sorvoliamo. 
Per di più, provocherebbe il distacco immediato di SEL dal PD. Privando il PD anche della maggioranza alla camera. Al che il pari e patta tra destra e sinistra sarebbe perfetto. 
I grattacapi di Bersani, tutta colpa del cavaliere maculato...
Notate bene che il PDl avanza la proposta al deliberato scopo di acuire il disagio del PD, sapendo infatti che le sue profferte non potranno essere accolte, al contempo riuscendo a mostrarsi "forza responsabile" presso quel pubblico di seniores che è la maggior parte dell'elettorato italiano. Assai spaventato per rischi di istabilità e mancate corresponsioni di pensioni e stipendi statali.
Infine Berlusconi, non avendo maggioranza alla Camera, non ha necessità di interpellare il movimento 5 stelle. E quindi si tiene lontano dal ginepraio che esso provoca.

E passiamo ai grillini, veri apparenti vincitori di questa turnata. Centinaia di eletti, popolo entusiasta, 800.000 persone in piazza San Giovanni, un programma innovativo ... Grillo tutti i giorni su tutti i media, ago della bilancia dell'unico possibile governo. 
Ma guardiamo con occhio più acuto quel che accade davvero: 
  • egli non ha intenzione di appoggiare alcun governo espressione di un parlamento cui, purtuttavia, il suo movimento partecipa a pieno titolo e per cui ha chiesto i voti nello Tsunami Tour; 
  • valutiamo l'alta propensione all'insulto anche verso chi è chiamato per Costituzione, come Bersani, a cercare consensi per un'ipotesi di governo, di conseguenza il disprezzo assoluto per il voto democratico, che non ha riservato affatto la maggioranza ai 5 stelle, presentando ben due forze di coalizione a lui preferite; 
  • osserviamo la continua oscillazione tra le dichiarazioni di qualche suo eletto, le esternazioni di Grillo, le dichiarazioni sui blog;
  • ascoltiamo le ipotesi più fantasiose su proroghe degli attuali governanti (contro cui Grillo ha speso in campagna elettorale le parole più sanguinose), pur di non assumere la responsabilità politica della "fiducia", atto però previsto dalla Costituzione; 
  • prendiamo atto della non disponibilità a presentare un chiaro elenco di priorità normative, tali da poter essere condivise dalle altre forze in campo in un governo "di scopo", anche di breve durata; 
  • notiamo che il movimento non si è ancora espresso sensatamente sulle elezioni improrogabili di presidente di Camera e Senato, attese per la prossima settimana; 
  • rileviamo che apertamente Grillo non ritiene si debba avere libertà di coscienza in Parlamento, ma obbligo di mandato, escluso però dalla Costituzione; 
  • costatiamo che si vuole, per fatti, impedire ai suoi parlamentari una comunicazione mediatica con la cittadinanza, di cui sono espressione (da quando sono eletti rappresentano tutta la nazione, non la parte "grillina") ed alla quale devono dar conto... 
Pertanto, pur saltando a piè pari il problema capitale delle incongruenze, anzi dei conflitti interni alle proposte del programma a 5 stelle (cui dedicheremo futuro spazio), non vi parrebbe che la situazione del movimento appena salito in Parlamento sarebbe stata assai migliore se avesse potuto contare su di un governo già con i numeri, a cui fare comodamente, non meno che rabbiosamente, opposizione? 
E' ancora tempo di risate per i grillini??
Non vi pare che in tal caso nessuno avrebbe posto i grillini nella inquietante situazione di chi deve dichiarare subito la sua road map, perchè su loro ricade quasi interamente la responsabilità dell'eventuale ingovernabilità, oppure, viceversa, di un accordo con le forze partitocratiche (ma sempre col 70% del voto nazionale) contro cui si è sbraitato all'infinito?
Non vi pare che molto minore sarebbe stata la pressione dei media e della stampa internazionale se la governabilità fosse stata assicurata di suo, senza bisogno di chiedere a Grillo ed ai suoi assoluti neofiti della politica?

Bene, in effetti è per questo che ascoltiamo Grillo ogni giorno "paventare" l'inciucio tra PD e PDL: più che paventarlo, però, egli lo desidera con tutte le forze, affinchè lo tolga da un empasse in cui come la fa la sbaglia.
E' probabilmente per questo che alcune dichiarazioni dei 5 stelle spingono a credere che vi siano margini per accordi, almeno per alcuni punti condivisi del programma, oppure per la scelta di un governo super partes... e dopo pochissimo altre le smentiscono nettamente: leggete qui quel che dichiara ieri Crimi e qui quel che dice Grillo oggi. Stessa tecnica per le ipotesi di "governi di minoranza", in cerca dei voti volta per volta, esposti a quotidiano rischio insuccesso. Oppure fondati sulla sopravvivenza artificiale del governo precedente, che però ha perso la fiducia ed è lì sino alla proclamazione del prossimo e basta: la confusione che ne deriva serve a ridurre l'impressione di inutilità, empasse e ostinazione che il movimento inizia a trasmettere a tutti, col suo essere in Parlamento ed averne pertanto accettato le regole costituzionali e democratiche, ma non voler poi inserirsi nelle dinamiche politiche, nemmeno per realizzare solo ed esclusivamente alcuni punti del suo programma. E tornare alle urne.

La verità è che vi sono motivi molto fondati per cui Grillo non accetterà mai di assumere responsabilità di governo, in questa fase. E ne parleremo prossimamente... 
Elezioni 2013: Silvio regna
Intanto i calcoli pre elettorali grillini, che li vedevano secondi solo al PD, ma quest'ultimo con numeri sufficienti per governare, sono stati azzerati dal cavaliere. Che ha esposto subito al mondo tutti i punti deboli degli uni e degli altri, semplicemente non consentendo la governabilità del PD. 
Pertanto, la mia opinione è che la vera "vittoria dimezzata" delle elezioni 2013 è tutta di Silvio Berlusconi, che ha lucrato la posizione politica più comoda e la sfrutta abilmente sin dalle prime ore.

Secondo, con lungo distacco, il PD, segnato dall'aver dissipato un grande vantaggio e dall'aver la responsabilità di lavorare ai fianchi il movimento 5 stelle.

Terzo il movimento 5 stelle, che consegue una classica, colossale vittoria di Pirro, costretto com'è a lottare per nascondere a tutti limiti e contraddizioni, l'attimo dopo esser entrato in massa a Montecitorio e Palazzo Madama. Invece che a bearsi del trionfo indiscutibile ed a puntare il fucile contro la vecchia partitocrazia dei nani, delle ballerine, delle mummie.

A mio parere, di questa posizione di minorità si sono accorti ampiamente sia i "vecchi media" che i "vecchi politici" , i quali godono a tutt'oggi, ricordiamocelo bene, dei 3/4 dei voti del paese. 
Ecco perchè Napolitano non anticipa la convocazione delle camere, che peraltro non può più sciogliere, essendo nel semestre bianco. 
Ecco perchè egli, con tutte le altre forze politiche, prenderà tutto il tempo possibile per le consultazioni: lo svantaggio strategico del movimento a 5 stelle verrà capitalizzato al massimo, sino a far risultare responsabile Grillo di una eventuale unione PD - PDL salva paese, quando i cosiddetti mercati dovessero farsi sentire, oppure quando determinati processi democratici e parlamentari ineludibili dovranno essere azionati per non lasciarci senza la minima architettura costituzionale. 

Emilio Colombo, senatore decano
Ed è per questo che il decano dei Senatori italiani, il diabolico Emilio Colombo, cui le cure a base cocaina sembrano aver conferito smalto sino a tardissima età, si diverte ad imporre al pauperismo movimentista dei 5 stelle la giacca e la cravatta d'ordinanza: nell'assemblea di apertura, che in quanto senatore decano presiederà, senza abiti adeguati "non si entra nell'aula".

In alternativa, un governo di minoranza, magari a consensi alternati PDL - Grillo, oltre a non avere alcuna probabilità di appoggio da parte del presidente Napolitano, porterebbe certamente fuori dal governo SEL. Compromettendo eventuali scenari elettorali.

Resta l'ipotesi in cui PD e PDL, scevri di ogni alleato, Lega, Fratelli d'Italia, SEL che siano (i numeri li hanno), recepiscano il messaggio grillino e non se ne facciano fagocitare alla prossima, certamente vicina, elezione: che quindi per una volta riescano nel realizzare quelle poche cose condivise e condivisibili, tra cui una nuova legge elettorale, eliminazione delle province et similia, necessarie a  condurci a nuove consultazioni. 
Queste ultime possibili solo dopo la nomina del nuovo Presidente della Repubblica, che avrà di nuovo facoltà di sciogliere le camere.

il dottor Woodcock non gradisce il "governissimo"??
Ma alla già assai improbabile comunella si aggiunge il mattone giudiziario: la magistratura italiana ha deciso di farci sapere, mediante PM soliti noti, che è contraria nettamente all'ipotesi di governissimo, riproponendo il caso di De Gregorio e Lavitola proprio quando il cavaliere apriva, peraltro strumentalmente, al PD.

Come si può notare, tutti i nodi stanno venendo rapidamente al pettine. La possibilità che il rinnovamento del paese non avvenga in modo traumatico si allontana sempre più. 
E la cosa inizia ad essere evidente anche all'estero.

Per contribuire al dibattito, che a breve salirà di tono, il prossimo pezzo si focalizzerà maggiormente sulla condizione specifica del partito di Grillo, sull'ipotetico programma e sul percorso obbligato che ne deriva, ovvero ciò che ne detta ogni azione di queste convulse giornate.


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