mercoledì 12 dicembre 2012

ILVA, ma quale emendamento... Corrado Clini, l'eversore: J'accuse...

E' asciut' pazz' o' padron... 

(ai fini di una compiuta esperienza multimediale, si suggerisce di leggere il testo dopo aver dato il play al brano, quale migliore colonna sonora possibile...)

 

Il ministro Clini supera se stesso. Come e perchè questo governo giunge ormai all'eversione. Ragioni di fatto e di diritto perchè Napolitano non firmi il fantomatico "emendamento interpetativo".

Presidente, non firmi!!!
Delle incongruenze, contraddizioni, mezze verità, falsità che Corrado Clini ha offerto al popolo italiano in questi mesi abbiamo tante volte scritto.
Come direbbe Catograham, qui, qui e qui, ad esempio...

Oggi purtroppo si giunge a dichiarazioni eversive dell'intero sistema giuridico e politico.
E ciò avviene quando oltre ai contenuti anche la forma, che nel diritto è sostanza, viene irrimediabilmente calpestata. Dal corriere del mezzogiorno le parole di Clini :
«il Consiglio dei ministri ha deciso che il Governo presenterà un emendamento "interpretativo" al decreto salva-Taranto. Con l’emendamento si chiarisce che la facoltà di commercializzazione dei manufatti da parte dell’Ilva, riguarda anche quelli prodotti prima dell’entrata in vigore del decreto salva-Taranto e attualmente sotto sequestro».

La vicenda processuale, sebbene ancora in fase preliminare, per quel che riguarda le decisioni della magistratura requirente e giudicante, riguardo alle ipotesi di crimini e di danni in corso ed i provvedimenti cautelari ad essi riferentesi, è definita da lungo tempo.
Su di essa è intervenuto il governo con una decreto che sovverte l'ordine dei valori costituzionali di dignità umana e diritto all'impresa ed al lavoro. Per di più incidendo direttamente su provvedimenti esecutivi emessi dagli organi competenti, in campo penale. Ma adesso si va oltre...

Scrivevamo pochi giorni fa:

Qui a seguire il decreto pensato per l'ILVA, allo scopo di subordinare salute e vita alla produzione, al lavoro ed al profitto. Poichè non è affatto impossibile fermare e poi riprendere dopo i necessari interventi, si tratta ovviamente di una scelta valoriale di cui prendiamo atto. Certamente non scevra di conseguenze.

Ed anche, altrove:

Nel frattempo il ministro Clini si produceva in interventi di grande pochezza, come sempre sottaciuta, presso reti televisive.
Nonchè, in combutta con Mario Monti e tanta politica italiana, nel famoso decreto, forse oggi controfirmato.
Di ciò tratteremo in apposito post, ma sin d'ora tutto si manifesta con le caratteristiche dell'ennesimo aborto di un potere logoro, pavido, ipocrita e con gravi problemi di sovranità. Poichè le norme ordinarie di competenza non sono state intaccate, esso non interrompe nemmeno il corso delle indagini, nè necessariamente i provvedimenti ad esse relativi. Aprendo prospettive di impugnazioni per anticostituzionalità destinate a scuotere alle fondamenta il nostro già deprivato sistema normativo. Quanto tempo sprecato...

Questo è appunto l'apposito post. Attendevamo giusto che le cose andassero dove credevamo.
Bene, cioè male. Veniamo al dunque.

Il presidente Napolitano, allo scopo di ridurre i profili di anticostituzionalità del decreto per come gli era stato proposto dal Clini, ovvero simile a quello legato al caso dei rifiuti di Napoli, caso con cui la vicenda ILVA aveva ben poco da spartire (lì si doveva scegliere il minor male tra due soluzioni dannose per la salute pubblica, una più una meno... qui si decide tra lavoro, impresa e vita), ha evitato che la competenza fosse sottratta al giudice naturale, ovvero procura e GIP di Taranto.
Quindi non risolvendo d'imperio il conflitto tra poteri e funzioni dello Stato.
Il risultato, come si vede, è non solo detestabile, ma anche inutile: nessun testo legislativo potrà sfuggire all'"interpretazione", perchè il linguaggio ha sempre, inevitabilmente, alti coefficienti di arbitrarietà. Come la linguistica e persino i manuali di diritto insegnano ad abundantiam.
E se chiamati ad interpretare ed applicare le norme sono sempre le stesse persone che vedono le cose in un certo modo, peraltro giustificatissimo e fondato, si può immaginare che piega prenderanno sempre gli eventi.

Il presidente aveva inoltre congegnato le norme dimodochè potessero apparire "generali", come una legge deve essere se vuol dirsi tale, ovvero rivolte ad un insieme di possibili situazioni presenti e future. E non solo al caso ILVA, che in realtà è l'unico, vero obiettivo:

In caso di stabilimento di interesse strategico nazionale, individuato con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, quando presso di esso sono occupati un numero di lavoratori subordinati, compresi quelli ammessi al trattamento di integrazione dei guadagni, non inferiore a duecento da almeno un anno, qualora vi sia una assoluta necessita' di salvaguardia dell'occupazione e della produzione, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare puo' autorizzare, in sede di riesame dell'autorizzazione integrata ambientale, la prosecuzione dell'attivita...

Infine, lo zampino del Fato, o dello Staff di Napolitano, ha inserito queste precise parole nel testo promulgato, sempre al fine di fornire una blanda parvenza di legalità a siffatto provvedimento, che come tutte le leggi incidenti sul penale non devono avere effetto retroattivo:

A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la societa' ILVA S.p.A. di Taranto e' immessa nel possesso dei beni dell'impresa ed e' in ogni caso autorizzata, nei limiti consentiti dal provvedimento di cui al comma 2, alla prosecuzione dell'attivita' produttiva nello stabilimento ed alla conseguente commercializzazione dei prodotti per un periodo di 36 mesi, ferma restando l'applicazione di tutte le disposizioni contenute nel presente decreto.
Al di là di ogni impugnazione per anticostituzionalità del testo, è evidente che qualsiasi cosa accada in applicazione del menzionato decreto (gradita o sgradita a governo, parlamento, azienda) è impensabile che si emetta nuovo decreto a correggere la rotta, perchè sarebbe senza ombra di dubbio, senza paraventi formali possibili, una legge specifica per il caso singolo. 
L'ultima cartuccia (a salve) di Clini
Peggio, rivolta a combattere colpo su colpo le legittime scelte della magistratura. Un fatto mai visto ed inconcepibile, assolutamente fuori dall'ordinamento costituzionale. 
Pertanto fuori dalla portata di chiunque, anche del Parlamento all'unanimità. Ragionando per assurdo, esso dovrebbe intervenire in primis sulla carta Costituzionale.

Quel che restava, ultima cartuccia, era una legge "interpretativa", di cui talvolta si avvale l'esecutivo, col parlamento, per affermare la cosiddetta "autentica", ovvero la corretta interpretazione di un testo ambiguo, quando esso genera confusione, comportamenti e sentenze discordanti.
In questo caso però, come abbiamo visto, il testo è adamantino:

A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto

combiniamo questa data certa di inizio dell'efficacia, fornita dallo stesso legislatore, con il comma 4 del primo articolo del decreto, che trovate per intero qui :

Le disposizioni di cui al comma 1 trovano applicazione anche quando l'autorita' giudiziaria abbia adottato provvedimenti di sequestro sui beni dell'impresa titolare dello stabilimento. In tale caso i provvedimenti di sequestro non impediscono, nel corso del periodo di tempo indicato nell'autorizzazione, l'esercizio dell'attivita' d'impresa a norma del comma 1.
 
Bene. Il sequestro pertanto non è rimosso. Semplicemente si decide per legge quel che la magistratura aveva escluso e di cui tanto scrivemmo: che in costanza di sequestro si produce. E si commercializza il prodotto.
Ma il sequestro rimane. E gli effetti delle nuove norme si dispiegano nel futuro, per espressa affermazione del legislatore.

Le ciminiere, le cockerie, i forni, sono gli strumenti strutturali della produzione. Essi permangono dove sono, essendo beni immobili, ancorchè produttivi. E' compatibile pertanto sia il loro sequestro, ovvero la perdita del diritto assoluto di proprietà su di essi, che il loro uso industriale. Tanto è vero che se ne è lungamento dibattuto, nei vari gradi di giudizio. Anche con opinioni discordanti. E talvolta sibilline.
Poichè il nuovo prodotto, da oggi in poi, ricade sotto la norma per cui è consentita la "conseguente commercializzazione dei prodotti", su di esso poco da dire.

Ma il precedente prodotto, frutto di "illecito" per la magistratura, sino al giorno di promulgazione del decreto unica intitolata a decidere lecitamente, non gode della medesima copertura. Resta sotto sequestro, sebbene nuovamente nella disponibilità materiale dell'azienda.
Ma essa può spostarlo, al limite. Non venderlo o distruggerlo, portandolo al di fuori della sfera di azione del tribunale, poichè è ancora, come tutto il resto, sotto sequestro.
Venderlo significherebbe alienarlo, darlo a terzi. Esso invece è potenziale corpo del reato, in via del tutto eccezionale lasciato, ope legis, nella disponibilità dell'ipotetico autore del crimine.
Ed è anche ipotetica garanzia che i danni commessi possano essere ripagati.
ILVA, facendo un confronto, può legalmente utilizzare gli altiforni per fare acciaio e venderlo, dal 3 Dicembre 2012 e per tre anni. Semprechè il decreto venga approvato per tempo e non giungano censure di anticostituzionalità. Ma non può nè venderli, nè distruggerli.
Non possono, insomma, "sparire".

Quindi c'è ben poco da interpretare. Così come è impossibile emettere una legge che intervenga ex novo sul caso, ogni volta che la magistratura prende una decisione non in linea con la volontà del Governo. Al di là di ogni testo già scritto, che potrebbe essere ora e sempre riformato, alla bisogna. Da un potere ormai regio, come altro definirlo... 
Ciò minerebbe alle fondamenta, come di fatto sta minando, lo Stato di diritto e la Repubblica, forma di Stato che si fonda appunto sull'opposto.

Il presidente Napolitano, dovesse controfirmare ancora una volta simile testo, sarebbe corresponsabile dell'ennesimo atto eversivo. Confermando una volta di più l'intuizione di Pannella, con un nuovo "atto eversivo" (da Diritto alla vita).
Un inutile, odioso Leviatano...
Ci auguriamo pertanto, per tutte le motivazioni di diritto qui addotte, nonchè per buon senso e rispetto della dignità e della separazione fra i poteri, che egli non voglia macchiarsi di questo altro misfatto, avviandosi ad essere ricordato come uno dei peggiori presidenti che la Repubblica abbia mai avuto.

Gli domandiamo, pertanto, di frapporsi fra popolo e potere, in quanto garante della Costituzione, che ha già quasi scavalcato. E della Nazione. Che non è solo Stato. Anzi.
E' invece soprattutto la gente che lo abita e che ha il diritto, in cambio di montagne di tasse, a quel minimo di giustizia senza cui resta solo il bellum erga omnium di hobbesiana memoria.
Un inutile, odioso Leviatano che ci priva della libertà, per non darci nulla in cambio.

P.s. Qui l'articolo modificato del decreto, nella stesura finale. 
E relativo durissimo commento. Non solo nostro. 


P.p.s. la situazione è in continua evoluzione. Pare che vogliano presentare la correzione direttamente all'approvazione del decreto legge alle camere, con fiducia.
Una mostruosità. 

Resta fermo l'invito alle forze politiche, alle istituzioni tutte e principalmente al Capo dello Stato, di rifiutarsi di esser complici di tanto scempio democratico e legislativo.

3 commenti:

  1. Carissimo Abate,

    Lei sottovaluta la sfacciatagine delle istituzioni.
    Comunque secondo me proveranno la seguente mossa.
    il decreto dice:'A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto, la societa' ILVA S.p.A. di Taranto e' immessa nel possesso dei beni dell'impresa ed e' in ogni caso autorizzata, nei limiti consentiti dal provvedimento di cui al comma 2, alla prosecuzione dell'attivita' produttiva nello stabilimento ed alla conseguente commercializzazione dei prodotti per un periodo di 36 mesi, ferma restando l'applicazione di tutte le disposizioni contenute nel presente decreto.'
    La "conseguente" commercializzazione puo' voler dire molte cose nella mente del nostro splendido governo, specialmente se la produzione e' economicamente funzione della commercializzazione di iventario invenduto in un ciclo produttivo....
    A questo aggiungo :'Le disposizioni di cui al comma 1 trovano applicazione anche quando l'autorita' giudiziaria abbia adottato provvedimenti di sequestro sui beni dell'impresa titolare dello stabilimento. In tale caso i provvedimenti di sequestro non impediscono, nel corso del periodo di tempo indicato nell'autorizzazione, l'esercizio dell'attivita' d'impresa a norma del comma 1
    Ovvero l'attivita' di impresa deve essere comunque permessa e scommetto diranno che la vendita dell'inventario e' parte fondamentale per la sua sussistenza economica.

    Vi pregherei di capire che sto solo facendo l'avvocato del diavolo ma questo e' qullo che mi aspetto purtroppo...

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    1. Da radicali.it:

      "Il decreto Ilva - ha spiegato Zamparutti - autorizza infatti un impianto letteralmente fuori legge a continuare a produrre in violazione delle norme a tutela della salute e dell’ambiente scavalcando la magistratura.

      Il decreto del Governo Monti – ha concluso la deputata Radicale – è un autentico atto di regime, di cui si è reso complice il Presidente della Repubblica, un atto reso ancor più grave dalla proposta fatta oggi dal ministro Clini di dare addirittura efficacia retroattiva a un decreto che consentirebbe ai Riva di entrare in possesso di quanto prodotto illegalmente negli ultimi mesi, superando così il sequestro dei prodotti disposto dalla magistratura di Taranto.”

      C'è qualcuno d'accordo con noi...

      Quel che vuole Dicky, ma le garantisco che siamo ai limiti del sistema. E non basterà loro a risolvere...
      Poi c'è l'aperta dittatura. E basta.

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  2. Dopo un decreto per commissariare la magistratura ora il governo ed il ministro dell'Ambiente Clini hanno tirato fuori dal cilindro un emendamento per precisare l'ambito di tale commissariamento". Lo dichiara il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "Quello che tutti i cittadini di Taranto e gli italiani si aspettano, invece, non arriva mai: dove sono i provvedimenti e le risorse per l'emergenza sanitaria? Dove sono le risorse per le bonifiche? Perché non si procede al sequestro dei beni della Famiglia Riva e degli altri soci del gruppo per garantire gli interventi per la bonifica?".

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