giovedì 11 ottobre 2012

Ritorno al futuro: biciclette e condivisione

La Volkswagen ancora non va in bici, ma ci parla di demotorizzazione

Cari lettori,

non ho scritto in questa sede per un po'. In alcuni post di qualche giorno fa (qui, qui e qui) ho visto quella che sento essere una caduta di stile per Corporeus Corpora.

Sebbene ritenga non conclusa la questione, ritengo anche di aver dato sufficienti indizi su come la pensi in merito.

Il lettore che dovesse domandarsi come possa io rimanere in una simile abbazia, mi sento di rassicurarlo. Quello dell'abate è stato un equivoco e nessuna intenzione discriminatoria era sottesa nelle sue parole.

Lo conosco personalmente e lo so per certo.

La sua delicatezza nell'affrontare simili questioni è pari a quella di un elefante in visita in una cristalleria colpito da un attacco di panico; ma si tratta pur sempre di una questione di stile e non di sostanza.

Per il momento penso di poter continuare a scrivere. Del resto, se il Dalai Lama ha ipotizzato l'inadeguatezza del pensiero religioso, io posso permettermi di collaborare con chi subisce qualche caduta di stile ogni tanto. 

Mi riservo, naturalmente, di tornare sulla questione per cercare di definirla definitivamente, se mi concedete la pigrizia linguistica.

Ora, vorrei riprendere un altro argomento che pure avevo lasciato in sospeso. Quello dei sistemi di illuminazione per biciclette.



Ci porterà lontano, vedrete.



Ne avevo scritto e pochi giorni dopo sui giornali era uscita un'altra notizia su una nuova idea per le luci per biciclette.

L'idea è questa:


si tratta di un fanale posteriore che proietta per terra due righe di luce rossa molto sottili a dipingere una pista ciclabile "virtuale"; pista che la bici solca nello stesso momento in cui la proietta.

Il prodotto è già in vendita si può comprare qui (il prezzo è relativamente accessibile, anche se nel momento in cui scriviamo risulta esaurito).

Secondo Tuttogreen, L'azienda che lo produce è americana.

Negli stessi giorni anche un'altra azienda, questa volta coreana, aveva proposto una cosa simile; in questo caso l'apparecchio è acquistabile qui a un prezzo non aristocratico. Ne aveva riferito Punto Informatico, proponendo fra l'altro, quest'altro simpatico filmato


E poi c'è un altro progetto, del quale non so però se sia già possibile l'acquisto, che è quello mostrato in quest'altro filmato.

Project Aura: Bicycle Safety Lighting System from Project AURA on Vimeo.



Si tratta di led alimentati da una dinamo che cambiano colore a seconda della velocità, collocati all'inizio dei raggi, sul cerchione.

Insomma sembra che nel segmento dei sistemi di illuminazione per biciclette ci sia uan certa effervescenza. E fin qui, tutto bene.

Senonché, proprio in quei giorni, mentre io meditavo sui rischi delle cadute di stile a cui si va incontro collaborando a blog paragoliardici con amici compaesani, assurgeva alle cronache (vedi qui e qui, tanto per citare due esempi) la notizia per cui dalle statistiche risultava che nel 2011 in Italia sono state vendute più biciclette che automobili. Ma anche le statistiche sul restauro di vecchie bici danno un dato coerente con la tendenza generale.

Non succedeva dagli anni 60.

Daccordo, la crisi, le tasse, la benzina alle stelle, quello che volete.

A me, che notoriamente sono più sensibile a questioni estetiche o formali che sostanziali, come ho dimostrato sull'Ilva, sta bene così.

Ma sono costretto a continuare: sempre le cronache ci mettono a parte del fatto che le pompe di benzina californiane razionano la benzina agli automobilisti.

Il paese della base di Diego Garcia, il paese in cui le macchine 2000 sono considerate piccole, e gli studenti vanno in palestra a bordo di veri e propri camion, non ce la fa a distribuire la benzina ai suoi automobilisti (vedi qui, qui, qui e qui).

Che i foschi profeti del picco del petrolio avessero ragione ?

Ma come la prendono gli americani ? Esattamente come noi, a quanto pare.

Cioé comprano più biciclette e anche di marca. Biciclette italiane. Con le declinazioni usuali per cui a lo hipsterismo newyorkese apprezza la bicicletta di design fatta da italiani con pezzi di risulta e proposta on line; e ne fa fenomeno di costume o quasi.

Cosa ne dicono gli industriali interessati ?

Quelli dell'automobile non lasciano le parole fra i denti: siamo in fase di demotorizzazione

Su La repubblica, Massimo Nordio, responsabile del gruppo Volkswagen per l'Italia, dice:

"Non vedo ragioni di cambiamento anche se la crisi economica verrà superata. Il nostro è ormai un mercato di sostituzione dove per la prima volta si è ridotto il parco circolante. Vuol dire, dunque, che siamo in piena demotorizzazione".

Gli amanti de Il Sorpasso hanno infine la loro rivincita.

ma continua, Nordio:

"Poi c'è un fenomeno di cui al momento possiamo solo prenderne atto: il cambiamento, anzi chiamiamolo pure stravolgimento, del rapporto con l'automobile, soprattutto per le nuove generazioni".

[...]

a cambiare le carte in tavola si aggiungono anche i social network, skype e gli smartphone, tutti elementi che hanno contribuito a stravolgere il rapporto tra i giovani e l'auto. Oggetti che rendono tutti più vicini, che si utilizzano per un periodo breve e poi si cambiano. Un fenomeno che tra l'altro sta portando le nuove generazioni ad essere più interessate all'utilizzo che alla proprietà".

[...]

Nel largo consumo si tende a pagare solo ciò che si usa quindi anche l'auto dovrà al più presto adeguarsi e fare suo questo concetto. Dovrà cambiare il sistema di vendita e anche il nostro settore dovrà al più presto adottare il "pay per view" della tv. Sarà questa una delle chiavi per superare la crisi".

 In effetti anche io avevo osservato il proliferare di siti web dedicati al trovare passaggi e condividere viaggi in macchina.

Provate a cercare con Google "car pooling" o "share a ride". E che dire del fenomeno del couch surfing ?

La condivisione è cominciata coi file e col codice, poi si è allargata agli umori sui social network e alla creazione del senso. E adesso passa ad altro.

Proprio di questi giorni è la BlogFest italiana, nella quale, fra gli altri, Antonio Pavolini, analista per Telecom Italia dei pattern di consumo di media digitali sottolineava come la produzione del valore si stia spostando dalla semplice disponibilità dei contenuti alla condivisione degli stessi.

Come potete ascoltare dalla viva voce dell'interessato:



Clicca qui per il filmato


Anche l'intervento che segue quello di Pavolini è interessante ma è per un altro post. Sapevo come far cominciare il filmato da un certo minuto ma non come farlo fermare.


Dunque, il picco del petrolio e il costume della condivisione (ci paice immaginarla empatica) sono fenomeni non italiani e riconosciuti.


Questo post sta diventando lunghissimo, me ne dolgo. Ma chiedo ancora un po di pazienza, mancano gli ultimi due passaggetti da fare.


Gli industriali della bicicletta: si siedono attorno a un tavolo con gli entusiasti di #salvaciclisti e alcuni parlamentari con l'intenzione di fare una lobby della bicicletta per "fare come in Europa".
Piste ciclabili, bici nei cortili dei condomini e quant'altro.


Il primo risultato è la riunione degli stati generali della bicicletta che si conclude con un documento nobile e ambizioso e forse anche un po' farraginoso.


Mancano solo le istituzioni e la politica.


Su cosa punterà la barra, secondo voi, il ministro dell'ambiente Clini, fra i flutti del picco del petrolio, della bicicletta e della condivisione dei viaggi in macchina ?


Ci viene in soccorso Wired, con questo articolo che riferisce come il ministero dell'ambiente abbia patrocinato un evento torinese intitolato "missione auto" nel quale si inneggia alla rottura del
l’accerchiamento soffocante che sta mettendo in discussione il diritto a usare la macchina
Il revanscismo automobilistico. Mentre naturalmente agli stati generali della bicicletta il ministero dell'ambiente non c'era.


En passant notiamo come il ministro Clini, il ministro dell'ambiente più antiambientalista che si ricordi, abbia mancato l'appuntamento con gli attivisti che volevano consegnargli la petizione sulla non concessione alla trivellazione petrolifera subacquea al largo della costa siciliana.


E siamo al revanscismo petrolifero. Massì, distruggiamo la costa siciliana per una risorsa in esaurimento. Perché è chiaro che è questa la scelta pragmatica.


Su Ilva sappiamo; su Ilva e Clini credo Corporeus Corpora sia stato adamantino (vedi qui e qui)


Adesso l'ultimo passaggio: il ministro Clini partecipa a un evento con telecom Italia sulla sostenibilità ambientale delle aziende ICT e risponde alle domande del pubblico poste su Twitter. Ne escono alcune perle.

Eccone una

ed eccone un'altra


Non è tenero, nel suo candore ?

1 commento:

  1. Grazie della magnanimità, Catograham. Il cielo te ne renda goliardicamente merito .)

    Clini è davvero un Babà, quando è tra le braccia della Telecom.
    Bel post.

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