venerdì 5 ottobre 2012

Il sindaco Alemanno dice che Monti è "culturalmente di centrodestra"... e a noi viene in mente solo il grande Totò

Garibaldi socialista, popolare, fascista? Chi offre di più?

Ma che c'entra il principe della risata col sindaco della risata? C'entra, c'entra... Leggete per scoprirlo con noi.


Gianni Alemanno, già autore di fatidiche asserzioni sul suo futuro mandato quando tappezzò Roma di slogan elettorali (che ci compiaciamo di mostrarvi per immagini in tutta la loro fantasia), in queste ultime ore ha deciso di buttare il cuore oltre l'ostacolo, rompere gli indugi e definire Monti 

uomo culturalmente di centrodestra

augurandosi che, pertanto, faccia "una scelta politica di centrodestra" .
Sarà che qui a Corporeus corpora non abbiamo più vent'anni, sarà che il cinema italiano fino agli anni '70 era tutt'altra cosa, sarà che persino nelle sue commedie, al di là della straordinaria caratura attoriale dei grandi nomi (non a caso noti, visti e studiati ancora oggi in tutto il mondo, a differenza del 90% del pattume contemporaneo), riusciva a dire parole di verità, alta satira e libertà... ma la prima cosa che ci passa per la mente è Totò.
Antonio De Curtis, principe di Bisanzio, strepitoso ultimo erede con la E maiuscola della commedia dell'arte nonchè della geniale tradizione comica napoletana, recita infatti la parte di uno sfortunato capostazione in un film del 1955, "Destinazione Piovarolo" (trama completa e dati).
Non possiamo che consigliarvi la visione integrale del film: si sprecano risate e motivi di riflessione su di un passato che somiglia uguale al presente, almeno nel nocciolo delle cose. 
Nel caso in cui decideste di vederlo per intero, potete passare direttamente in fondo al pezzo, là dove c'è il film, qui incorporato da youtube.
Se invece non avete voglia o tempo, oppure l'idea di seguire un film in bianco e nero degli anni '50 vi fa tremare i polsi, sempre in fondo c'è un video di 10 minuti che presenta spezzoni salienti di "Destinazione Piovarolo", inclusa parte della vicenda chi ci interessa. 
Se nemmeno questo fa per voi, continuate semplicemente con il testo.
Al paese in cui è stato destinato, un novello capostazione (Totò) conosce il vecchissimo Ernesto, trombettiere di Garibaldi, il quale ricorda di aver sentito con le sue orecchie la celeberrima frase detta a Bixio, "Caro Nino, qui si fa l'Italia o si muore" .
Mentre è in procinto di tirare le cuoia, Ernesto decide di lasciare la vita indossando l'antica divisa dei mille, ma non ha più il berretto. Rammenta che Totò ne ha uno molto simile e lo vorrebbe... ma quest'ultimo si rifiuta (come da immagine in locandina).
Intanto, un onorevole socialista arriva da Roma a chiedere al moribondo di avallare che Garibaldi avesse detto "Caro Nino, qui si fa l'Italia socialista o si muore". Ernesto non vuole, ma interviene Antonio disponibile a cedere il suo berretto in cambio del suo trasferimento dal paese, di cui ed a ragione non ne può più.
Poco dopo arriva un onorevole del partito popolare che, questa volta da titolare di governo, chiede invece che Ernesto sottoscriva un'altra versione: "Caro Nino, qui si fa l'Italia popolare o si muore". Antonio, provato dalle mille disgrazie ed ingiustizie che la nazione sinora gli aveva offerto in cambio dell'onestà e del suo "spirito di servizio", decide per questa. 
A Roma però popolari e socialisti si sono alleati al governo ed insieme i due gli offrono il trasferimento a Viterbo o a Massa Carrara, ma lui chiede Napoli. Viene accontentato, però è sabato 28 ottobre 1922 e il telegrafo batte il messaggio che l'Italia è diventata fascista. 
Giunto da Ernesto a suggerirgli la frase nella versione fascista, Antonio lo trova morto, lui ex trombettiere, per una trombosi acuta. 
Il resto della trama non conta ai nostri fini, che si saranno capiti...

(un grazie a Wikipedia per il supporto. Ricordiamoci tutti del finanziamento necessario di questa immensa enciclopedia gratuita del sapere umano!)

Bene, che ci ricorda tutto ciò?  Chi vuole oggi dare la patente politica ad un ennesimo supposto salvatore della Patria? Possibile che un film comico di sessanta anni fa ci parli di un identico ethos, di una medesima costumanza che si ripete inalterata, persino oggi che il paese non avrà sì più nei centri storici le pecore, ma non è detto che non debbano tornare a pascolarci? L'unica consolazione è che il dottor Monti è ancora vivo e potrà vedersela da solo. A differenza del povero Garibaldi, costretto dalla tomba a rischiare di divenire socialista, popolare, fascista...

Qui a seguire, il video di circa 10 minuti che raccoglie alcuni momenti del film, inclusi spezzoni realtivi alla vicenda del vecchio trombettiere garibaldino. 
Infine il film per intero, la cui visione non ci stanchiamo di suggerirvi. 
Se non adesso, magari durante una di quelle infinite serate italiane in cui fuori piove, gli amici languono ed in tv c'è italia's got talent .
Yes, very true. In the past.
Buona visione:





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