sabato 11 agosto 2012

Il vaticinio del riesame sottoposto alla prova del nove: La lettura del G.i.p.

Area a caldo Ilva...
Non appena furono pubblicati gli esiti del tribunale del riesame affermammo, senza piaggerie o inutili emotività, che il testo in questione, da noi pubblicato , consentisse ogni possibile lettura. E pertanto fosse sibillino, appunto.  E fonte di confusione, con le posizioni opposte di associazioni verdi, proprietà, sindacati...
Un tempo si aveva più rispetto per gli oracoli, evidentemente. Oggi, invece, la dottoressa Todisco, nel preciso e puntuale adempimento dei propri doveri e a nemmeno una settimana dalla pronuncia del riesame, ha inviato alla proprietà del siderurgico un provvedimento, ancora non in nostro possesso, di cui leggiamo su alcune testate web.
Secondo la stampa, il provvedimento fornisce la "legittima" interpretazione delle volontà del riesame, secondo il g.i.p. : gli stabilimenti sono aperti al mero scopo di risolvere le problematiche oggetto dell'indagine. La produzione si ferma quindi.
E con essa la minaccia immediata e concreta alla salute ed alla vita che le indagini preliminari evidenziano. La stessa posizione degli ambientalisti. Ovviamente il direttore Ferrante ha già proceduto ad impugnare, nuovamente di fronte al riesame, l'interpretazione del magistrato. Dopo aver convocato il consiglio di amministrazione.
Insomma, si torna al "VIA", il primo lancio dadi non è stato fortunato.

In tutto questo la moda oracolare lanciata dal dottor Morelli, giudice del riesame, ha mietuto vittime:
secondo quanto scrive l'ottimo Fulvio Colucci sempre il dottor Ferrante avrebbe fatto sapere ai giornalisti che la proprietà s'è espressa così, sul sequestro: "Faremo da soli, per quel che ci compete".
Frase che non spiega molto delle complesse relazioni tra Stato e ditta per la bonifica, nè cosa competa loro e cosa faranno da soli.
Per non esser da meno anche il ministro dell'industr.. , pardon, dell'ambiente, Corrado Clini, dopo aver sostenuto la necessità di proseguire con la produzione e di lasciare tutte le opere di bonifica ad una proprietà pluricondannata e palesemente nolente, alla domanda:
"Lei farebbe crescere un suo nipotino nel quartiere Tamburi di Taranto?"
Risponde : “Sicuramente no. E non ci prenderei mai casa".

La logica in Italia non ha più spazi.
Vediamo se la prova del nove, prevista nei prossimi giorni, ce ne porterà un pò.


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